Angelo Peretti
La prima cosa che devo dire è quella meno simpatica, e cioè che sarebbe ora che chi fa le etichette di un vino non pensasse solo all'estetica, ma che si facesse anche leggere, perché io qui appunto sull'etichetta leggo che il vino si chiama Finis, mentre sulle guide di settore mi dicono che è invece il Finis Terrae, e sul sito internet mi confondono ancora di più le idee, perché c'è una foto di una bottiglia con scritto sopra Finis Terrae, ma invece la scheda parla del Finis e basta. E se ci si decidesse a chiamarlo in una maniera sola? E comunque, io scrivo Finis come l'ho letto, e peraltro aggiungo - sempre letto - che è un igt del Salento, bianco.
Detto questo - che andava detto, opperbacco - dico (quante volte l'ho usato, fin qui, il verbo dire?) che se lo trovate, 'sto bianco salentino, be', provatelo, perché credo che - come me - non resterete delusi.
Fa tredici gradi virgola sei (indicato con giusta pignoleria in etichetta) eppure dell'alcol non te n'accorgi, ché c'è una freschezza gradevolissima.
Lo fanno con tre uve: chardonnay, verdèca e malvasia, eppure i toni dell'internazional borgognone chardonnay non li avverti (chi mi conosce sa che non li amo molto).
Al naso il frutto tropicaleggia.
In bocca è polposetto, vagamente aromatico, fruttatissimo (e ancora filo-tropicale, ma mai sopra le righe) e - appunto - molto fresco, e la freschezza dà slancio ad un assieme che tende al morbido.
Una buona scoperta.
Due lieti faccini :-) :-)
E' un vino interessante, anche per il prezzo abbordabile, siamo sui 6 euro se non sbaglio. Se non fosse per l'etichetta ... ;)
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