Angelo Peretti
Quella di Brisighella è dop olearia ravennate e forlivese, con l'areale di produzione che comprende le terre dei comuni di Brisighella - appunto - e poi Faenza, Riolo Terme, Casola Valsenio, Modigliana. Ed è l'oliva nostrana di Brisighella che, da disciplinare, fa e ha da fare la parte del leone nella produzione, ché la si deve utilizzare almeno al novanta per cento. Ed è pure, questa nostrana, oliva davvero interessante, capace di dare extravergini di eleganza notevole su questo tratto d'Appennino romagnolo.
Solo che raramente mi capita - purtroppo - di tastarne, d'oli di Brisighella, ché mica son prodotti in quantità così alta, e dunque li si trova soprattutto in loco.
Me n'ha offerto opportunità l'invio d'una bottiglietta del Brisighella dop della cooperativa Agrintesa, colosso dell'ortofrutta. E l'ho trovato piacevole, quest'olio.
Colorato d'una brillante, limpida tonalità gialla che sfuma nel verdino, si presenta immediatamente all'olfatto con un avvolgente, rinfrescante bouquet di fiori primaverili e di erbe di prato. E ci si accompagna un che di nocciola o di mandorla, entrambe appena raccolte, ancora verdi. E una vena sottile sottile d'officinale e quasi di resinoso. Bei profumi.
In bocca è subito mix di dolce e d'amaro, ed è una sensazione, questa, che mi piace trovare in un olio. Ed è un continuo altalenarsi fra l'amaro che cerca di prender sopravvento - a tratti con ricordi di cardo perfino - e il dolce, soprattutto della frutta secca, che rintuzza l'attacco della vena amaricante.
Contrasta anche l'impronta della pasta, da un lato tendenzialmente morbidina e burrosetta, e dall'altro addirittura invece - positivamente - lievemente astringente. Tra il maturo e l'acerbo.
Due lieti faccini :-) :-)
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