2 maggio 2010

Ce ne vuole una cassa, di vino, per capirlo fino in fondo

Angelo Peretti
C'è una teoria che hanno gli appassionati americani di vino. Si chiama "you-need-a-case-to-know-a-wine", hai bisogno di una cassa per conoscere un vino. Significa che puoi davvero capire un vino quando lo assaggi periodicamente, più anni di fila, e per far questo devi averne comprato almeno una cassa da dodici bottiglie. I veri appassionati di vino fanno così.
Ecco, è questo che distingue gl'italiani dagli altri: da noi non è così diffusa la cultura della cassa di vino. Che sia da dodici o da sei, poco importa. Da noi molto spesso il sedicente appassionato compra una, due bottiglie e le beve subito. Contentandosi della sensazione del momento. Niente lunghi riposi in cantina. Men che meno scommettono sul tempo i ristoratori: il vino va comprato e poi venduto più in fretta che si può. E i produttori si sono adeguati, non incentivando affatto la vendita a cassa. Ed anzi impegnandosi sempre di più a far uscire sul mercato dei vini che siano comunque "pronti" da bere. Anche se si tratta di bottiglie che dovrebbero essere "importanti". Meglio degl'italiani credo non ce ne siano molti, in giro, di capaci a far uscire vini "pronti", ad ogni costo. Ma è davvero fra "grande" vino, questo?
Un vino veramente grande va atteso. Con pazienza. Va provato e riprovato. Per capirlo fino in fondo. Per capire lo stile, la filosofia, il terroir.
Obiezione, vostro onore: chi se lo può permettere? Risposta: l'appassionato vero. Magari consorziato con altri pari amanti del vino. Se si vuole, la soluzione si trova. Ammesso che il vino prescelto sia davvero in grado d'invecchiare. E i dubbi, sul fronte italiano, son molti.

5 commenti:

  1. Questo discorso è verissimo, però lo limiterei ad una tipologia di consumatore non più di tanto interessato: l'utente comune, non l'appassionato.
    Sta proprio qui infatti la differenza: il primo è sbrigativo e frettoloso, a volte troppo sicuro nell'analisi, creandosi in questo modo pregiudizi su marchi o tipologie; il secondo pacato e riflessivo, a volte restio nell'esternare, proprio perchè consapevole delle tante variabili che sono in gioco.
    Credo che anche questa fattispecie rientri nel percorso di evoluzione del gusto, che solo il tempo può meglio plasmare.

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  2. Sono convinto che solo l'appassionato - quello vero, non qullo che ha letto tutte le guide in circolazione ed ha appreso a memoria punteggi e giudizi, e pregiudizi - ha la pazienza di attendere, e dunque capisce la necessità di prendere più bottiglie, di metterle da parte, di seguirle, di verificarle, per comprenderne appieno la bellezza evolutiva.

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  3. E come la mettiamo quando capita di aprire l'ultima bottiglia della cassa, accorgersi che ha raggiunto la maturazione ottimale, e dopo averne goduto, smadonniamo in almeno quattro lingue perchè non fanno le casse da 24??

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  4. @Max. Grande interrogativo. Ma se ne stappi una bottiglia l'anno, lo smadonnamento avviene dopo 12 anni. Mi sembrano sufficienti...

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  5. Non sono completamente daccordo e mi spiego: la passione sovente si scontra con la realtà, io ad esempio faccio l'operaio, lavoro su tre turni e guadagno circa 1.100€ al mese, abito in una casa senza cantina, i miei genitori sono anche loro senza cantina e se dovessi prendere una cassa da 12 bottiglie di ogni vino che vorrei bere e seguirne l'evoluzione non mi basterebbe un anno di stipendio. E poi, acquistando un vino, vorrei poterne godere in tempi non dico brevi ma nemmeno biblici: con i vini di ARPEPE ad esempio riesco a bere delgli splendidi nebbioli al giusto punto di evoluzione senza doverli tenere in cantina per 10 anni. Mi piacerebbe anche farlo, solo che, semplicemente non posso.

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