Angelo Peretti
Che dire: è incredibile anche per me che sono un fan dichiarato della capsula a vite. Mi riferisco agli esiti della ricerca condotta per dieci-anni-dieci dall'Australian Wine Research Institute (AWRI) su un lotto d'un bel po' di bottiglie - migliaia, leggo - di un Sémillon del 1999, chiuso con quattordici differenti tipi di tappi, naturali e sintetici, incluso, in un caso, il tappo a vite di nuova generazione. Ne ho letto sul numero di maggio di Wine Spectator. E sono rimasto impressionato dalla foto che correda il servizio. Tant'è che l'ho cercata on line, trovandola sul blog di Wine Exchange, dov'è stato pubblicato un post sulla questione, che vi invito a leggere.
La riproduco qui, la foto ritrovata sul blog. Le quattordici bottiglie, senza etichetta, sono allineate una in fila all'altra, riprese in varie fasi di maturità: rispettivamente, la prima riga a 28 mesi dopo l'imbottigliamento, la seconda a 63 mesi, la terza a 125 mesi. Il colore la dice lunga sulla progressione dell'ossidazione. In ogni caso, la bottiglia chiusa con la capsula a vite - quella a sinistra - è quella che mantiene una tonalità chiara, brillante. Fantastico, lasciatemelo dire.
Leggo che le bottiglie sono state provate una volta all'anno. Man mano che il vino si affinava, gli esiti della degustazione pendevano sempre più considerevolmente a favore delle bottiglie chiuse con la capsula a vite. Alla fine, dopo dieci anni, "il vino in tappo a vite - ha dichiarato Peter Godden, il ricercatore che ha guidato il team australiano - era un classico Sémillon invecchiato ed era splendido da bere".
Se cercate su internet, vedrete che della ricerca si parla parecchio. Ne ha scritto per esempio Jamie Goodie sul suo wine blog (e quel suo pezzo l'ho in parte già ripreso qui in gennaio). Un altro interessante intervento lo trovate sul blog delle aziende del gruppo Old Bridge Cellars. Ne ha scritto Harvey Steiman sul suo blog ospitato all'interno del sito di Wine Spectator (ma bisogna essere registrati per leggerlo). Non vado oltre: ai lettori il piacere della ricerca.
Pensare che c'è ancora gente che ritiene che il maggior problema legato alla tappatura sia quello, appunto, dell'odore di tappo, dell'inquinamento da tca. Nient'affatto: il peggio è l'ossidazione, e certi tappi fanno fatica a preservarne il vino. La capsula a vite sembra proprio che ce la faccia meglio di qualunque altra tappatura. Personalmente, non ho grandi dubbi in proposito. Vero che non detengo alcun laboratorio di ricerca, ma è ormai sei anni che compro regolarmente e provo Sauvignon neozelandesi chiusi con lo Stelvin, e il vino - garantisco - supera gli anni con una nonchalance strepitosa, restando fresco, giovanile, dinamico.
Ecco perché sono un fan della capsula a vite: perché è anni che mi convince.
Può darsi che sia il sistema di tappatura più efficienta, ma non so perchè lo trovo poco romantico. ;-)
RispondiEliminaE invece io lo trovo affascinante: si stappa con la stessa rotazione dello Champagne...
RispondiEliminanon più tardi di dieci giorni fa, tra l'altro proprio in compagnia di Peter Godden, ho avuto la fortuna di partecipare ad una degustazione:
RispondiEliminatre annate (07-08-09) di vino bianco
tre annate (07-08-09) di vino rosato
tre annate (05-06-07) di vino rosso
un Porto Vintage 05
tutte le bottiglie erano in doppio: una chiusa col sughero, l’altro con la capsula a vite (di un produttore italiano, sorry).
senza alcuna pretesa di significatività statistica (tra l’altro la degustazione non era cieca), nel 60/70% dei casi vi erano differenze sensibili tra le bottiglie della stessa coppia; nel 100% dei casi, il vino preferito era quello con la capsula a vite (in nessun caso nei vini otturati col sughero sono stati riscontrati problemi “di tappo”).
giuliano boni