Mario Plazio
Prima uscita sul mercato per il vino rosso di uno dei più grandi bianchisti di Soave (e d’Italia). Dalla nuovissima tenuta della Val d’Illasi proviene questo rosso che per il momento è un igt, ma che nel volgere di qualche vendemmia sarà probabilmente un Valpolicella. Che accompagna l’attesa della nascita prossima e ventura di un Amarone.
Il colore è di quelli che mi piacciono, non troppo cupo, segno che non si è voluto calcare la mano sulla concentrazione.
Sulle prime il naso è piuttosto confuso e ancora in balia di sentori legnosi. In verità mi pare un legno per nulla esagerato, ma c’è. Accanto alla ciliegia matura si notano infatti la vaniglia e la cannella.
Convince di più al palato per via di una gradevole nota vegetale e di frutta non troppo matura (lampone), poi anche china e rabarbaro. Il finale è morbido ma non troppo, l’insieme risulta davvero gradevole e di beva soddisfacente.
Dimostra da un lato che qualche altro mesetto di affinamento non può che fargli del bene. Dall’altro che non tutto è ancora perfettamente nitido e che forse rimane ancora qualcosa di incompiuto. Ma va detto che sarebbe troppo chiedere di più ad un vino appena concepito, e che può e deve dimostrare di poter essere un riferimento per l’intera denominazione.
Accanto ad altri rossi di recente immissione (guarda caso molti provenienti da produttori di soli bianchi fino a ieri), ci fa intuire che esiste lo spazio per produrre vini di grande finezza e territorialità senza inseguire le solite ricette a cui ormai siamo abituati (ovvero frutttone, legnone, ripasso e via discorrendo).
Un faccino e quasi due :-)
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