Angelo Peretti
Dal 14 al 16 maggio si svolgerà ad Abano Terme, nel Padovano, il congresso nazionale di Slow Food. Un appuntamento che potrebbe rivelarsi piuttosto importante. Perché potrebbe essere il congresso della svolta. Nella continuità col passato, certo. Anzi, con una forte riaffermazione delle radici del movimento della chiocciolina, e dunque con la rinnovata rivendicazione di quel "diritto al piacere" da cui presero le mosse i fondatori, quasi un quarto di secolo fa. Ma anche con l'obiettivo di aprire nuove prospettive per il movimento che ha la propria casa madre a Bra.
Una svolta nella continuità? Può essere.
Chi volesse farsi un'idea di cosa sta bollendo in pentola nel mondo di Slow Food può leggere il documento congressuale dell'associazione. Lo si può scaricare on line: s'intitola "Le conseguenze del piacere". Racconta molto della storia, delle idee, delle intenzioni di Slow Food.
Fra le intenzioni, c'è anche quella di una maggiore presenza "politica" del movimento.
A pagina 39, quando si delineano le prospettive dei prossimi quattro anni d'attività, si scrive: "Cosa ci attende dal 2010 al 2014? In primo luogo un forte impegno politico. I temi che trattiamo sono sempre più di attualità, riguardano sempre più da vicino la vita di tutti e la quotidianità, incidono sull’economia, sulla cultura, sulla socialità, sulla salute, oltre che naturalmente su ambiente, agricoltura e alimentazione. Non dobbiamo diventare un partito politico, tuttavia non possiamo sottrarci alla funzione politica che siamo in grado di esercitare. In piena libertà e autonomia, dobbiamo continuare a fare politica come è avvenuto in questi anni: intervenendo laddove abbiamo cose da dire e facendo valere il peso della nostra autorevolezza".
Sono affermazioni impegnative. Ma nel tempo della grande difficoltà dei partiti, sono personalmente d'accordo che l'associazionismo debba fare la propria parte. E dunque debba "pensare politicamente". Senza che questo voglia dire scendere in lizza con una lista, con delle candidature elettorali. Magari, invece, facendo lobby. Sì, sono d'accordo: è l'epoca della responsabilità del mondo associativo. Slow Food appartiene al mondo dell'associazionismo: è buona cosa che si assuma piena e diretta esponsabilità. Slow Food come altri movimenti, sia chiaro.
Purché la scelta di campo sia culturale e non ideologica, aggiungo, dal mio punto di vista. Ma anche su questo leggo parole interessanti nel documento congressuale: "Il migliore impegno politico per Slow Food, l’unico che ci garantisce la totale indipendenza da partiti e istituzioni, è quello che prende le mosse dalle nostre idee. E perché queste siano sempre adeguate a un intervento efficace, occorre continuare a coltivare un dibattito e una riflessione all’altezza di quanto abbiamo fatto sino a oggi. L’impegno culturale sarà dunque un tassello fondamentale del nostro lavoro nei prossimi quattro anni: anzi, visto che da esso discende l’iniziativa politica di Slow Food, sarà il nostro compito prioritario".
Buon lavoro.
Certamente Slow Food è stato un bene che sia nato che viceversa. Ora dovrebbe dare prova di grande maturità scgegliendo di tutelare ciò che veramente lo merita.
RispondiEliminaBuona fortuna
L