2 novembre 2010

Il biodinamico in motocicletta (da corsa)

Angelo Peretti
Premetto in primis che ritengo che sul mercato ciascuno sia libero di proporsi come meglio crede eppoi anche che non sono tra coloro che suppongono ideologicamente che in agricoltura il bio-qualcosa sia per forza buono e il convenzionale cattivo.
Fatte queste premesse, dico anche di ritenere che da chi abbraccia, fosse anche solo per ragioni di marketing, le pratiche agronomiche cosiddette "sostenibili", mi aspetto una buona dose di coerenza in più.
Ordunque, son rimasto abbastanza basito vedendo domenica su una rete Mediaset lo spot pubblicitario di un produttore piemontese, la Tenuta San Pietro - Le Rie, che enuncia la propria dedizione all'agricoltura biodinamica. Mi si obietterà: "Che c'è di male?" e che, anzi, è un bene che finalmente 'sti bio-vignaioli comincino ad utilizzare anche i mezzi di comunicazione di massa per far passare il loro messaggio. Obiezioni sacrosante, che faccio mie. Però c'è un però, ed è questo: nello spot il testimonial è un pilota moticiclistico che arriva in azienda in sella alla propria motocicletta. Non c'è un che di contrasto fra la promozione della biodinamica e quella dei motori?
Ancora più contrastante mi pare la scelta fatta da quella medesima azienda di sponsorizzare un team motociclistico, visto che non mi pare - ripeto - che l'incentivazione all'uso dei motori corrisponda esattamente al credo biodinamico (anche se qualcuno troverà eccessivo che certi vigneron, sposando il verbo steineriano, abbiano perfino rinunciato al trattore, preferendo il cavallo in vigna).
Non pretendo che Wikipedia sia fonte di sapere, ma giusto per riportare una definizione della biodinamica prendo a prestito quella che compare sulla mega-enciclopedia on line: "L'agricoltura biodinamica è un metodo di coltura fondato sulla visione spirituale antroposofica del mondo elaborata dal filosofo e esoterista Rudolf Steiner e che comprende sistemi sostenibili per la produzione agricola, in particolare di cibo, che rispettino l'ecosistema terrestre includendo l'idea di agricoltura biologica e invitando a considerare come un unico sistema il suolo e la vita che si sviluppa su di esso". Appunto, una visione spirituale, filosofica. Che non mi pare del tutto coerente con la motoristica avanzata.
Eppure, leggo così sul sito di un'agenzia di pubblicità, la Media Action: "La Tenuta San Pietro – Le Rie è una delle prime aziende ad aver creduto nel progetto 'Team Forward Racing'. È una delle aziende storiche dell'area di produzione del vino bianco piemontese Gavi DOCG, situato sulle colline di Gavi. L'accordo stipulato tra la Tenuta San Pietro e Media Action, prevede una presenza importante del marchio 'Le Rie' sulle moto 'Team Forward Racing' per i prossimi due anni".
Ecco, insisto: ognuno, nel nome della libertà d'impresa, è libero di effettuare le scelte di marketing che più gli sembrano consone alla valorizzaione del brand ed alla massimizzazione del profitto aziendale. Ma nessuno ti obbliga a sposare la filosofia della sostenibilità agricola, se non credi fino in fondo a quella scelta, che mi pare - insisto - culturale, prima ancora che agronomica. Ma forse mi sbaglio, e probabilmente mi sbaglio davvero se vedo che anche Slow Food ha riconosciuto il titolo di "Vino Slow" ad un Gavi, appunto, della Tenuta San Pietro.
Sono un po' confuso, lo ammetto.

6 commenti:

  1. Buongiorno Angelo, anch'io sono un po' confuso.

    Penso che molte aziende si stiano orientanto soprattutto in Italia al biodinamico per moda o per ragioni strategiche di vendita. Mi sembra che l'azienda in questione sia stata acquistata da poco tempo da un industriale milanese, il che giustifica la sua non contadina visione della gestione di un'azienda agricola.

    Penso anche che le aziende vinicole, anche le più piccole debbano investire in marketing, stando però sempre coerenti alla loro immagine e filosofia aziendale.

    La guida Slow Wine mi piace, ma anch'io ho letto cose del tipo: siamo riusciti a diventare bilogici con gran fatica visto che abbiamo dovuto togliere il diserbante.
    Se fai fatica a togliere il diserbante, sei biologico perché ci credi o perché ti serve?

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  2. Già, Stefano, il problema è tutto qui: sei bio perché ci credi, oppure perché ti serve per ragioni che non sono quelle dell'adesione a uno stile di sostenibilità?
    Oh, poi, sia chiaro: che la terra venga coltivata con criteri "naturali" è comunque buona cosa, anche se fosse solo per ragioni di marketing. Magari tutti diventassero bio perché il marketing lo impone! Avremmo migliorato la qualità complessiva della nostra vita. Ma se è solo marketing il rischio è poi quello di un repentino abbandono quando le stesse ragioni ti spingessero a fare altre valutazioni.

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  3. Probabilmente l'azienda aveva necessità di promuovere marchio e filosofia produttiva in tempi estremamente rapidi...
    Quale strumento migliore di una moto GP?! :-))
    Al di là delle battute e a parziale giustificazione, direi che le aziende, messe di fronte a questioni di principio e dinamiche di mercato non in linea con tali principi, potrebbero arrivare a dei compromessi non sempre centrati; ma che tuttavia rivelano la consapevolezza di doversi calare in qualche modo nelle dinamiche attuali, per non rimanere tagliate fuori.

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  4. Rinaldo, condivido la tua opinione sulla necssità che le aziende siano chiamate a cercare una mediazione fra questioni di principio e dinamiche di mercato, ma credo che in comunicazione la coerenza paghi sempre, mentre offrire messaggi incoerenti richia, nel medio-lungo, di risultare fortemente penalizzante: la gente non sa più chi sei, perde la focalizzazione su di te, se tu non hai una precisa identità.

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  5. premetto
    credo nella biodinamica e ne parlavo già 12 anni fa ,
    mi piacciono le moto in casa ho avuto un corridore......
    sono d'accordo con te Angelo farei fatica acquistare un vino biodinamico pubblicizzato su una moto ,meglio il cavallo più credibile.
    ciao susy

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