17 novembre 2010

La Bottega del Vino è salva: l'han presa le Famiglie dell'Amarone

Angelo Peretti
In provincia la notizia girava sottotraccia fra gli "addetti ai lavori" già da qualche giorno: le Famiglie dell'Amarone d'Arte e la riseria Ferron hanno rilevato la Bottega del Vino, storica e blasonata osteria nel cuore della Verona antica. Ad ufficializzare in qualche modo il rumor è stato ieri il quotidiano L'Arena con un articolo di Lucio Bussi, responsabile delle pagine dell'economia. Ha scritto il quotidiano veronese: "Tornerà presto a riaprire i battenti la Bottega del Vino. Lo storico locale di vicolo Scudo di Francia, locale simbolo di Verona attivo dalla fine dell'Ottocento, è stato acquistato dalle Famiglie dell'Amarone d'Arte (associazione che riunisce 12 produttori del celeberrimo vino della Valpolicella) e dalla Riseria Ferron di Isola della Scala. Per realizzare l'operazione è stata costituita una nuova società di capitali la 'Antica Bottega del Vino' partecipata al 60% dalle Famiglie e per il 40% dalla Riseria Ferron". Ed al vertice della nuova società ci sarebbe Franco Allegrini, che guida l'azienda amaronista familiare di Fumane.
La Bottega, uno dei simboli della veronesità enoica, antico luogo di ritrovo di poeti ed artisti scaligeri, ma anche mèta di vip e ricchi turisti (la carta dei vini è fra le più articolate ed ampie che si possano trovare a livello internazionale, e per stappare certe bottiglie occorre accendere un mutuo), era stata repentinamente chiusa a luglio "dopo lo scoppio di una controversia legale tra i due proprietari della società che gestiva il locale". Ed ora dunque si profila una riapertura, con questa joint venture tra gli amaronisti d'arte e il re del riso di Isola della Scala.
Giusto per dire cosa rappresenta (rappresentava) la Bottega del Vino per Verona, riporto qui di seguito le parole con cui l'ho recensita sull'edizione 2010 di Osterie d'Italia di Slow Food (sull'edizione 2011, ora in libreria, non la trovate, perché, appunto, quest'estate il locale ha chiuso i battenti).
Ecco qua il testo: "Più che un’osteria e un ristorante, la Bottega del Vino è un’istituzione a Verona. Un tempo ritrovo di artisti e letterati, è oggi mèta dei turisti alla ricerca di un incontro con la cucina veronese in un ambiente che trasuda storia, avendo a portata di mano una delle più ampie e prestigiose carte dei vini che possiate trovare in Italia. Ovviamente, tanta opulenza ha il suo prezzo, e dunque il conto potrà non essere proprio popolare. Tuttavia, chi volesse comunque fare una capatina in quest’affascinante locale, sappia che nella saletta d’ingresso è possibile anche mangiare un solo piatto (un risotto all’Amarone, una pasta e fagioli, un po’ di polenta e lardo, dei salumi) o risolvere il pranzo con uno degli appetitosi bocconcini disponibili al bancone, accompagnandoli con un bicchiere scelto fra le tantissime etichette del giorno elencate, come tradizione vuole, sulla lavagna".
Detto questo, mi permetto tre commenti.
Il primo: visto che il piatto simbolo della Bottega era il risotto all'Amarone, be', mettendo insieme Gabriele Ferron, infaticabile e onnipresente spiritello della promozione del riso veronese, e le Famiglie non ho dubbio alcuno sulla continuità, ed anzi, ancora di più, che sarà continuità di notevole profilo, e quest'è un bene.
Il secondo: se le Famiglie cominciano ad agire davvero con azioni dalla forte impronta imprenditoriale, come han fatto in questo caso, ben venga la costituzione del loro team, e dunque applaudo.
Il terzo: faccio il miglior "in bocca al lupo" alla newco della Bottega, ma incrocio anche le dita (anche perché, accidenti, oggi è il 17: non si sa mai), perché sin qui non mi pare siano state molte (eufemismo) le enoteche gestite da gruppi di produttori che abbiano avuto non dico successo, ma neppure sopravvivenza e, sia chiaro, non voglio assolutamente con questo passare per uccello del malaugurio, ed anzi dico: lunga vita alla Bottega ritrovata, agli amaronisti e all'amico Gabriele.

5 commenti:

  1. Gran bella notizia!
    http://www.facebook.com/tommasi.viticoltori

    RispondiElimina
  2. Speriamo vogliano consentire,con prezzi intelligenti,di rendere fruibile il locale anche alla popolazione Veronese.
    Marco.

    RispondiElimina
  3. Peccato solo che le cosiddette "famiglie storiche dell'Amarone" siano in verità attività oramai più industriali, che famigliari.

    Ci sono tantissime piccole eccellenze, che il buon enoturista dovrebbe scoprire, prima di buttarsi su queste realtà di massa.

    E' una vera vergogna che il consorzio di tutela abbia permesso che nascesse, voglio proprio vedere se la Masi (per non dire altri) rinuncia a produrre l'Amarone nelle annate meno buone - uno dei punti dello pseudo statuto volontario che hanno scritto tanto per far autocelebrazione. Male male male...

    Antony

    RispondiElimina
  4. @Marco. Lo spero anch'io: le politiche di prezzi tenute in questi anni dalla Bottega non agevolavano di certo la frequentazione dei veronesi. Vedremo.

    RispondiElimina
  5. @Antony. Il consorzio non ci può fare nulla se un certo numero di aziende si mette insieme e forma un'associazione. Fin troppo, credo, se la stragrande maggioranza degli aderenti alle Famiglie ha deciso di rimanerci dentro, al consorzio (un paio non sono associate da lungo tempo).

    RispondiElimina