Angelo Peretti
Confesso: sono uno di coloro che non hanno gradito che Slow Wine, la nuova guida dei vini italiani edita da Slow Food con un considerevole lavoro di squadra, riporti un elenco di Grandi Vini. Personalmente, credo che un vino sia "Grande" solo ed esclusivamente quando esprime in pienezza il suo terroir d'origine, che è fatto di vigna, di terra, di clima, ma soprattutto d'umanità. E non m'importa se quel tal vino sia concentrato o invece più leggerino, se possa invecchiare o se sia da godere nella giovinezza, se reclami attenta riflessione oppure chieda "soltanto" spensierata beva. Per me il vino "Grande" è quello che ti offre piacevolezza raccontando di sé e della propria terra e delle donne e degli uomini che su quella terra ci vivono e han trovato appunto espressione in un vino.
Il prevedere invece, accanto ai Vini Slow (ed è scelta che convince quella d'indicare bottiglie vicine alla "filosofia" del movimento della chiocciolina) e ai Vini Quotidiani (ché, vivaddìo, ci vogliono anche i vini "buoni" - e magari anche puliti e giusti - che si possano mettere in tavola ogni santo giormo), anche i Grandi Vini mi pare sia quasi una contraddizione. Insomma: comprendo, o mi sforzo di farlo, quel che voleva signficare lo staff di Slow Wine prevedendo questa categoria, ma penso si potesse trovare un'altra definizione, perché il Grande non facesse ritenere che il resto è "piccolo".
Una risposta indiretta - ma non so invero se indiretta sia pienamente, visto che abbiamo in precedenza all'uscita del post intrattenuto corrispondenza epistolare sul tema - me l'ha comunque fornita Giancarlo Gariglio, co-curatore di Slow Wine, persona che stimo davvero molto, direttamente sul sito enoico di Slow Food.
Titolo del post di Giancarlo: "I Grandi Vini esistono e vivono fra noi..."
Dice: "Ieri sera durante una piacevole cena fra amici è stato servito alla cieca un Sassicaia 1979. Un vino che ci ha impressionato per forza, carattere, longevità e piacevolezza. Una riflessione nasce spontanea: con la proposizione della categoria Grandi Vini nella guida Slow Wine, abbiamo colto nel segno, soprattutto perché al loro fianco abbiamo indicato i Vini Slow e i Quotidiani".
Aggiunge Gariglio: "La categoria dei Grandi Vini è stata oggetto di forti discussioni in rete. Molti si sono chiesti il perché Slow Food abbia deciso di riproporre nella sua nuova Guida i classici vini da concorso, quelli che normalmente prendono punteggi sopra i 90 centesimi sulle varie pubblicazioni di settore. Ieri dopo aver assaggiato una bottiglia di Sassicaia 1979 ho avuto la percezione chiara e distinta che il fornire tre differenti chiavi di lettura su Slow Wine ha senso ed è molto importante che ci siano sia i Grandi Vini sia i Vini Slow, oltre naturalmente i Quotidiani. Il vino che avevamo nel bicchiere era in tutto e per tutto un'espressione piena e convincente di toscanità a livelli altissimi. Tanto che alla cieca abbiamo detto che si trattava di una bottiglia toscana, ma non si riusciva ad individuare i vitigni di origine. La sensazione vegetale legata al cabernet si era attenuato e lasciava spazio a un'intensa acidità di bocca, a note soffuse di cuoio e caffé (queste molto eleganti e non certo volgari), con tannini dolci e lunghissimi. E come meglio definire questo Sassicaia se non dicendo che è un Grande Vino? Un'etichetta che ha attraversato i decenni con grazia ed eleganza per arrivare a noi con un'integrità da primato".
La spiegazione regge, anche se insisto: a mio avviso, non necessariamente un Grande Vino deve avere fra le proprie prerogative quella di sapere invecchiare. Ad esempio, personalmente classifico fra i "miei" Grandi Vini del cuore alcuni rosé provenzali: non mi si dica che, siccome non possono evolvere per trent'anni, ma sono invece strepitosi nella loro gioventù, non meritano il riconoscimento! Accetto dunque la spiegazione di Giancarlo, ma spero si trovi miglior definizione.
Chiudo - per mia vanagloria - riportando un altro passaggio di Giancarlo, ché qui lo devo proprio ringraziare, datosi che m'ha fatto dono di citare i "miei" vinini. Dice infatti: "Poi abbiamo deciso di creare altre due categorie ugualmente importanti: Vini Slow e Vini Quotidiani. I primi sono quelle etichette che hanno come obiettivo quello di rompere un certo schematismo: da un parte i prodotti cari e famosi (i vinoni) e dall'altra i vini meno possenti (i vinini). Abbiamo deciso di fornire ai nostri lettori una terza categoria dello spirito: i vini del cuore, quelli che ci emozionano, vuoi perché si tratta di novità, vuoi perché sono le specchio fedele di un terroir, vuoi, infine, perché hanno un approccio in bocca e al naso privo di sovrastrutture".
Oh, sì sì: se i "vinini" sono i Vini Quotidiani di Slow Wine, allora ho trovato la mia guida. E se c'è qualcosa che non m'aggrada, be', mica posso pretendere che facciano proprio una guida come piace a me (a me piace la Hachette francese), e comunque qualche peccatuccio di gioventù ci può stare su un lavoro che è solo alla prima edizione ed è frutto dell'opera di squadre che talvolta d'esperienza n'hanno maturata ancora molto poca. Alla prossima, dunque.
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