Angelo Peretti
Sul numero di marzo della Revue du Vin de France m'ha colpito l'editoriale del direttore Denis Saverot. Un editoriale coraggioso. Perché parla senza peli sulla lingua della campagna di denigrazione del vino che è stata giostrata in Francia negli ultimi anni. E credo che si possa fare un qualche parallelo con la situazione italiana, meno "feroce" di quella francese (almeno qui da noi non dobbiamo scrivere dovunque che il vino nuoce alla salute), ma certamente preoccupante, come ben sappiamo.Dice Saverot che in Francia s'è assistito nel corso dell'ultimo decennio allo scatenarsi d'una violenta campagna verso il vino e verso chi lo produce e verso chi lo beve e verso chi lo vende. S'è cominciato nel 2004 assimilando il vino alla morte. Nel 2006 si è invocata l'astinenza totale come forma di lotta all'alcolismo. Nel 2009 si è detto che il vino è cancerogeno fin dal primo bicchiere. E perfino nella pubblicità del vino sui giornali o sui siti internet si deve scrivere: "L'abus d'alcool est dangereux pour la santé. A consommer avec modération", il che magari è buona cosa per la seconda parte, dove si raccomanda la moderazione (chi ama il vino non si sbronza), ma che così com'è fa tanto terrorismo informativo.
Ma c'è un ma, come ricorda il direttore della Revue. Ed è che se dal 1960 ad oggi in Francia il consumo di vino si è più che dimezzato, nello stesso periodo la vendita di ansiolitici e antidepressivi è passata da zero a 60 milioni di pezzi l'anno. E la crescita delle vendite è esponenziale.
Che ci sia una correlazione fra campagna anti-vino e boom della chimica antidepressiva e antiansia? Credo sia difficile affermarlo con certezza. Ma i latini consigliavano di chiedersi sempre "cui prodest?" e dunque domandiamoci a chi giovi davvero questo continuo scagliarsi contro il vino. Sarà mica che alla gioia d'un bicchiere di vino si vuol sostituire l'assuefazione alla pillolina magica, vero?
Uh, qui va a finire che si pensa male…
A dicembre 2009 in Montecatini Terme, durante Vigneron d'Europe, uno dei relatori, il produttore alsaziano Pierre Frick, aveva fatto questa associazione, ovvero ha concluso il suo discorso dicendo: " ma se in Francia si bevesse qualche bicchiere di buon vino in più, forse riddurremo buona parte degli anti depressivi che consumiamo? "
RispondiEliminaBuono a sapersi. Grazie Stefano.
RispondiEliminaOT
RispondiEliminaChe buono Omomorto 08.
Bevuto a Bassano come aperitivo della bevuta di Bordeaux 70/80 ...prima di Margaux Blanc 88...
Non conosco, ma invidio...
RispondiEliminaNon preoccuparti Angelo, a maggio ti mando una campionatura assortita dei miei vini... se acconsenti.
RispondiEliminaStefano, ne sarei felice, anche perché vedo che non riesco a trovare il tempo di venire dalle tue parti
RispondiElimina