22 aprile 2011

Ma noi quand'è che avremo una guida ai millesimi?

Angelo Peretti
In allegato al numero di aprile della Revue du Vin de France c'era un quadernetto di poche pagine sul quale in alto a sinistra si strillava: "Indispensable!" Che cos'aveva quel libricino da permettersi d'autoproclamarsi indispensabile? Aveva che era Le Guide des Millésimes. Un fascicoletto che diceva un po' per tutte le più importanti aree vinicole francesi com'era stata la vendemmia e come sonoora i vini dal 1991 al 2009.
Ecco, sì, per chi come me ama bere anche - dico: anche - vini franciosi, be', un tascabilino del genere è, se non proprio indipensabile, almeno utile, e parecchio. E me lo terrò bene in vista sulla scrivania del mio studio, come vademecum per quanto faccio i miei acquisti, soprattutto on line. Epperò quel libretto è anche motivo d'incavolatura non da poco. Ma no, non con la Revue e neppure coi galletti transalpini. L'incavolatura è autoctona: ce l'ho con noi italiani.
Sissignori: ce l'ho con noi per il semplice fatto che qui da noi pensare di stampare un manualino di questo tipo è impossibile. Perché da noi la cultura della vendita - da parte del produttore - e dell'acquisto - da parte del consumatore - di vini di età diverse non c'è, ma proprio no. Si va ad esaurimento di stock: prima vendo il 2008, poi quand'è finito vendo il 2009 e poi quando anche questo è esaurito vendo il 2010. D'altro canto, gli acquirenti vorrebbero solo roba nuova, e magari - prendetela come una battuta, per carità - c'è chi bramerebbe avere già le bottiglie del 2011. Quanti ristoratori m'hanno detto sconsolati di gente che ha mandato indietro il vino perché non era dell'ultima vendemmia!
Desolante. Ecco, lo scenario italiano è desolante. E un quadernetto come quello della Revue qui da noi sarebbe impossibile anche solo pensare di stamparlo: tanto, chi se lo filerebbe?

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