Mario Plazio
Strani i vini delle annate calde. Alla fine ho deciso di inaugurare una degustazione in due puntate visto il comportamento particolarissimo del vino in questione. Il Beaujolais è una delle mie grandi passioni degli ultimi anni. Lasciando perdere la versione “nouveau” (che purtroppo tanti identificano tout court con l’aoc intera), il Beaujolais rappresenta una delle più riuscite espressioni di territorio che mi sia capitato di incontrare. Inoltre si tratta (per i migliori ovviamente) di vini caratterizzati da una beva strepitosa, lontana da eccessi di concentrazione, legno, alcol, ecc. che (peste li colga) costituiscono ormai la regola presso una sempre più nutrita schiera di produttori (italiani aggiungo). Ci avviciniamo molto alla Borgogna, non solo geograficamente, ma anche come sensazioni, specie dopo qualche anno di invecchiamento.
Il Morgon 2003 di Bouland ha offerto un naso etereo e minerale con sentori di ciliegia sotto spirito e catrame. A questo ha fatto seguito una bocca molto potente, poco coerente e soprattutto inficiata da tannini poco gradevoli. Alla pressione iniziale non corrisponde un dovuto allungo nel finale.
Un faccino e mezzo :-)
Il giorno dopo il vino si è letteralmente trasformato, anche nelle sensazioni tattili. Il naso assume un fascino incredibile: succo di liquirizia, fiori, sangue e ferro. Il richiamo ad un grande pinot nero è inevitabile. In bocca si sgonfia e si allunga, acquista eleganza e continuità. Rimane solo una certa aggressività nel tannino, ma la metamorfosi è stupefacente.
Due faccini e mezzo :-) :-)
Salve Mario, ha mai assaggiato il Brouilly di Domaine la Poyebade (2008)? Se sì, cosa ne pensa?
RispondiEliminaMario in questi giorni è alle prese col suo nuovo lavoro: temo transiti poco dal web.
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