Angelo Peretti
Thomas Montagne, vigneron di Luberon, nel sud della Francia, è il nuovo presidente della Cevi, la confederazione europea dei vignaioli indipendenti. L'elezione, all'unanimità, è avvenuta nel corso dell'assemblea generale che si è svolta nei giorni scorsi in Italia, in Trentino. Montagne, che è anche il segretario generale della potentissima associazione dei Vignerons Indépendants de France (ho già dichiarato più volte la mia ammirazione per questo sodalizio e per la qualità mediamente molto alta dei vini dei suoi soci, che sono tantissimi), succede a Xavier de Volontat, che ha retto la Cevi per ben nove anni.
Alla vicepresidenza sono stati nominati la vignaiola svizzera Claude Bocquet-Thonney (presidente della federazione svizzera dei vignaioli indipendenti), il valdostano Costantino Charrère (presidente della Fivi, la federazione italiana dei vignaioli indipendenti) e il lussemburghese Laurent Kox. A Charrère è stata attribuita la delega, piuttosto importante, a mio avviso, delle iniziative sindacali e politiche della confederazione. Un bell'atto di stima nei confronti della realtà italiana.
Insomma, l'impressione che ne traggo è che la Fivi vada pian piano accrescendo il proprio rilievo a livello internazionale. Magari, se mi è concesso, la vorrei più presente sul fronte interno, dove ha tuttora una visibilità che mi dispiace definire bassina, e non basta certo il logo della federazione sulle bottiglie dei soci per darle quell'evidenza che potrebbe e dovrebbe avere.
Sta di fatto che il neopresidente della Cevi sembra avere le idee chiare sul ruolo dei vignaioli indipendenti nel contesto del panorama vitivinicolo europeo. "La mia priorità e il centro stesso della mia azione - ha dichiarato - saranno lo sviluppo della nostra influenza sindacale e politica. In particolare, voglio che sia ascoltata la nostra proposta di modifica della Pac".
Che dire, se non "in bocca al lupo"? Alla Cevi, alla Fivi, a tutti i vignaioli europei che fanno vino con passione.
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