21 dicembre 2010

Dal letame nascono i fior: alla ricerca di un linguaggio del vino

Angelo Peretti
Apodottico: usai quest'aggettivo per descrivere il linguaggio dei blog nel convegno su vino e comunicazione cui partecipai in novembre a San Michele all'Adige. Se vuoi avere lettori e commentatori, sui blog devi essere apodottico: o bianco o nero, o padreterno o merda, e scusate se la semplificazione apodittica m'ha condotto alla citazione organica. Ed anche affermare che il web parla apoditticamente è - lo capisco - un'affermazione apodittica, il che non è propriamente il mio stile, ma tant'è: sono condannato ad essere quel che sono.
Esemplificativa di quel che intendo come comunicazione apodittica nel mondo dei blog è sicuramente la rubrica Black Mamba su Scatti di gusto. Nei giorni scorsi, ad esempio, ha raccolto una marea - davvero, una marea - di commenti e d'improperi un post ben più che graffiante sul Prosecco, ed anzi, direi un'entrata a gamba tesa sulle bollicine veneto-giuliane, un intervento da tergo da far estrarre il cartellino rosso: come non definirlo tale un pezzo che ti scrive che "il Prosecco è un vino da zanzare e francamente fatico ad associare all’idea di zanzara qualcosa che non attenga al disturbo, al fastidio"? Insomma: apodittico in senso pieno. Tant'è che c'è chi, fra i prosecchisti, se l'è presa proprio, ma proprio male.
Epperò - ammesso che lo stile del post possa dar qualche disagio - invito a riflettere sul fatto che, come cantava De Andrè, "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior". E allora scorrendo i cento e passa commenti a Black Mamba, ecco che te ne trovo uno a firma d'un Umberto (Umberto chi? Mi piacerebbe sapere il nome e il cognome di chi commenta sui blog, accidenti!) che scrive un sacco bene in quanto a stile e che pone la domanda delle domande. Questa: "C’è un modo e un luogo, e questo blog potrebbe avere l’ambizione di esserlo, dove provare a parlare di bere vino (sottolineo bere vino) condividendo una lingua grosso modo comune? Diciamo una lingua che possa far comunicare insieme il bevitore, il maniaco appassionato, il critico, l’enologo, il produttore, l’esportatore e via dicendo? Una lingua del bere vino, credo, ci serva. O, più modestamente, parlerei volentieri una leggera lingua del bere vino".
Ecco, quest'è la madre di tutte le domande, l'alfa e l'omega delle riflessioni, per quanto attiene alla lingua del vino: è possibile trovare una chiave di comunicazione che accomuni tutti i "portatori d'interesse" (gl'inglesi direbbero gli stakeholder) del vino? Che si faccia capire più o meno da tutti? Un po' come succede nel pallone, giusto per dire.
Al momento, la risposta è una sola: no, non esiste questa lingua. Ma perché non provarci?

2 commenti:

  1. hai usato apodottico per dire apodittico oppure ha coniato un neologismo di cui mi sfiggirebbe il significato? il tuo amico Alfonso Stefano Gurrera

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  2. Ehm, errore di battitura: apodittico, non apodottico. Mi scuso.

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