16 dicembre 2010

Quelle franche vigne di enantio vecchie di cent'anni

Angelo Peretti
Ora, mettiamo che vi imbattiate in un arcaico vitigno autoctono, e in vigne vecchie dai settanta ai cento e passa anni, e tutte franche di piede, mai innestate, e che ne proviate il vino e che vi piaccia anche: come fate a non raccontarlo? E dunque eccomi a raccontare l'incontro con le vetuste vigne d'enantio che hanno Paolo, Rita e Chiara Zanoni, i tre fratelli dell'azienda agricola La Prebenda, a Brentino, nel tratto veronese della Valdadige, nel mezzo di quella che vien detta la Terra dei Forti per via di tutti i fortilizi che vi han lasciato gli austriaci e gl'italiani nei tempi dei loro conflitti otto-novecenteschi, e prima le casate feudali.
L'enantio è una lambrusca, vigna selvatica addomesticata da anni et annorum. Qualche tempo fa, riscoprendo il vitigno e rinominandolo, se ne fece un gran can can, pensando che sarebbe stato il nuovo paradigma atesino, ma il successo arriso al pinot grigio - successo che pareva imperituro, e invece si sa quanto son caduche le cose del mondo - ne ha tarpato le ali. Talché molti degli antichi impianti della lambrusca son stati estirpati per far posto, appunto, al grigio, che dava bel reddito, vendendolo ai trentini delle cantine sociali. Stava per far quella fine il vigneto degli Zanoni, se non fosse stato che i giovani di famiglia han pensato che fors'era invece meglio investirci, perché lì poteva risiedere quella diversità che permette a un'aziendina di metter fuori la testa. E hanno pensato bene, e oggi son contenti di quella scelta. Dunque, han salvato i loro begli ettari di fondovalle piantati a ceppi ormai massicci d'enantio su piede franco, con piante che hanno settanta-ottant'anni almeno e alcune che passano il secolo, ché papà Zanoni, che è quasi ottantenne, se le ricorda da sempre, e se le ricordava anche il di lui padre, e dunque vanno in là col tempo. Son coltivate a pergola trentina, e qualcheduna è gigantesca, ed è una rogna star dentro a quei limiti che sono imposti da un disciplinare pensato - qui come altrove - per le rese di vigneti giovani e per di più gestiti a filare. Il fatto è che a diradar troppo simili monumenti viticoli non solo non fai uva migliore, ma porti anzi in stress la pianta, e l'acino addirittura si spappola, ipertrofico, ipernutrito, se non trova competizione sul lunghissimo tralcio. Insomma: ci vorrebbe una deroga, ma non è mica facile convincer la burocrazia. Così Paolo cerca d'arrangiarsi come può, diradando, potando, pluri-vendemmiando, per portar l'uve giuste in cantina. E farci una riserva d'Enantio che va in commercio dopo cinque anni almeno, di cui prima due nell'acciaio eppoi due ancora nei tonneaux eppoi ancora un altro d'affinamento nel vetro.
Sinora ne è uscita di cantina la sola annata (che si ricorda torrida) del 2003, e fra un po' dovrebbe andar fuori anche il 2005. Li ho tastati entrambi, ed entrambi mi son piaciuti, e qui di seguito riporto le mie note.
Valdadige Terra dei Forti Enantio Franco di Piede 2003 La Prebenda
Granato. Naso insolito, antico, curioso, intrigante, inebriante, decadente. Sorbe, nespole di bosco, tamarindo, frutto macerato, fiori essiccati, pellame, mobile vecchio, viola, pepe. Amplissimo, complesso. Bocca succosa, tannica il giusto, rusticheggiante, pepatina. Si beve che è un piacere. E potrebbe ancora crescere col tempo, e credo crescerà, ché quella complessità che hai avvertito all'olfatto è ancora lì che deve appieno svilupparsi al palato. Affascinante.
Due liet faccini e quasi tre :-) :-)
Valdadige Terra dei Forti Enantio Riserva Franco di Piede 2005 La Prebenda
In bottiglia da due o tre mesi appena. Giovanissimo. D'un intenso, brillante rubino violaceo. Avverti ancora il legno, ma senza che sia preponderante: ha solo bisogno di sostare nel vetro. Frutta di bosco, mora soprattutto, e poi prugna, e ancora pepe e ancora viole. In bocca il tannino deve ora del tutto integrarsi, ma avverti che il vino è in divenire, ed anzi ci trovi finezza, eleganza, quasi una marcia in più del 2003. Ed ha bella freschezza, che fa presumere durata. Ed è di già in ogni caso bevibilissimo.
Due lieti faccini e quasi tre, fiducioso nell'evoluzione :-) :-)

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