22 dicembre 2010

Oh, che magia quel Merlino da Faedo!

Angelo Peretti
Adesso che sono i giorni del Natale, volete un'idea golosissima da metter sotto l'albero per farvi un regalo sanamente egoistico? Prendetevi una mezza bottiglia di Merlino, un vino fortificato come non ce n'è di simili in Italia. Una magia da bere da voi soli, e semmai spartire solo a chi vi sta a cuore, ma proprio a cuore.
L'ha ideato quell'uomo geniale - una sorta di vigneron gioiosamente affetto da sindrome di Peter Pan, e quindi giocherellone ad oltranza, oppure un maghetto che usa alambicchi e tini, fate voi - che è il Mario Pojer da Faedo, dove co-conduce l'azienda Pojer & Sandri, una delle realtà più belle della vitivinicoltura trentina.
Come si faccia il Merlino lo lascio dire alle parole che si leggono sul sito aziendale, ché meglio non saprei proprio fare: "Nasce da mosto parzialmente fermentato di uve lagrein, aggiunto di nostro brandy a sua volta ottenuto da due varietà di uva locali: la schiava e il lagarino". Già, "nostro" brandy perché in casa Pojer & Sandri si distilla pure. Eh, già: alambicchi da antro dei maghi. Ed è una specie di formula magica anche il nome aggiuntivo del Merlino: 05 91, si legge in etichetta, che dice che il vino è del 2005 e il brandy del 1991, se non ho capito male.
Suvvia, non divaghiamo: riprendo la copiatura dal sito: "L’uva lagrein viene raccolta molto matura (alcool potenziale 13,5°), viene poi messa per 1-2 notti in cella frigo per abbassarne la temperatura. Dopo una diraspatura gli acini, non pigiati, vengono passati per gravità nel serbatoio (niente pompe), dove sostano per una macerazione a freddo per 5/ 6 giorni per aumentare l’estrazione aromatica, dopodiché parte la fermentazione che viene interrotta a 4-5° gradi di alcol svolto con l’aggiunta di un brandy invecchiato più di 10 anni. Importante in questa fase miscelare il distillato in modo che non vi sia bruciatura-ustione del vino. La temperatura del distillato viene portata a 10-15 gradi sotto zero e l’aggiunta è fatta in rimontaggio, la gradazione viene portata vicino ai 20° alcool e in questa maniera si 'fotografa' la situazione tal quale, i lieviti e i batteri si bloccano, lo zucchero presente rimane infermentescibile (100/120 grammi per litro), la carica aromatica fruttata resta tale. Dopo qualche giorno il prodotto viene messo in fusti dove prima c’era il nostro brandy chiamato Divino".
E qui mi fermo con le parole - saggiamente divulgative, ampiamente illustrative - del sito (e meno male che il mario confessa di non saper neppure usare la posta elettronica: non è che ce la conta?). Aggiungo solo che è vino seducente in toto. Dal colore, tra il nero e il violaceo, agli aromi, tra la mora, la marasca, la confettura di ciliegia, la prugna sotto spirito, la viola, il ciclamino, il cioccolato amaro, il caffè. Lunghissimamente persistente, avvolgente, carezzevole.
O meglio, ci ripenso, e non mi fermo con le parole del sito, perché solo l'ultima parte del testo pubblicato on linbe trae a mio avviso in errore il fruitore, laddove affermerebbe che il Merlino è "ideale da conversazione serale o leggendo un libro": nossignori, con la lettura d'un libro non ci sta, ché questo vino è così assolutamente avvincente che perderesti il filo della narrazione, distraendoti nell'inseguire le mille sfaccettature di questa magica pozione tridentina. No, col libro non ci va. Pazienza.
E comunque, anch'io in partenza ho commesso un errore: mica per forza occorre aspettare le feste natalizie per farsi un regalo del genere. Una scusa la si trova sempre, se si vuole, per autogratificarsi.

Nessun commento:

Posta un commento