9 dicembre 2010

Già: sull'etichetta ci si è... già ripensato?

Angelo Peretti
Anche se mi sono "schierato", non vorrei sembrare un persecutore del Già, il nuovo vino ideato da Fontanafredda e da quel genio del marketing che è Oscar Farinetti, se torno in argomento. Il fatto è che non riesco a capire quale sia l’etichetta “giusta”.
Se si va sul sito del Già (probabilmente... già un po' datato) e si cerca all’interno della Press Area, si trova un file con l’immagine (probabilmente provvisoria) dell’etichetta, sulla quale è scritto, fra l’altro: “Non supera gli 11 gradi”. Se sullo stesso sito si guardano invece altre immagini, tra cui quella del direttore commerciale della Fontanafredda appoggiato a una bottiglia di Già, si nota che la frasetta è sostituita con: “Di bassa gradazione alcolica”. La cosa non è indifferente, e penso che l'etichetta "giusta" sia la seconda.
Potrei sbagliarmi, giacché non sono un super esperto di lesislazione vinicola, ma il problema credo sia questo: il Già è un Langhe rosso doc, per il quale la gradazione minima ammessa dal disciplinare di produzione è di 11 gradi. Ma se l’etichetta dicesse che “non supera gli 11 gradi” vorrebbe dire che il vino ha una gradazione alcolica "esattamente" di 11 gradi, per non contraddire da un lato il disciplinare (gradazione minima 11 gradi) e dall’altro l’etichetta (“non supera gli 11 gradi”), cosa difficilissima da ottenere dal punto di vista tecnico (la difficoltà di "centrare" alla perfezione una certa gradazione è tale che la normativa corrente consente non a caso una tolleranza di mezzo grado tra l’effettiva gradazione e l’indicazione contenuta in etichetta, ma ritengo che questa tolleranza non sia ammessa qualora si sfondi “in basso” la gradazione minima prevista dal disciplinare).
Se dunque - come presumo - l’etichetta “giusta” è la seconda, quella che dice che il Già è “di bassa gradazione alcolica”, allora vuol dire che rispetto alla prima versione in Fontanafredda ci si è ripensato, il che è segno d'intelligenza (e non ne avevo alcun dubbio, vista la sagacia di Farinetti). Ma poiché il ripensamento è saggiamente attuato in Fontanafredda, spero - auspico - ci si ripensi anche riguardo allo spot televisivo, togliendo il riferimento a Serralunga e l’immagine delle botti di legno. Sarebbe una bella cosa (così come sarebbe bello che il sito del Già riportasse l’etichetta corretta: o è una, o è l’altra).

4 commenti:

  1. La Fontanafredda ha appena completato la correzione delle immagini dell’etichetta sul sito http://www.giavino.it con le nuove riferite a “Langhe DOC rosso”. Tanto vi devo per completezza d’informazione.

    Dovrei attendermi conseguentemente anche le altre modifiche alle inesattezze dello spot e dell’articolo su “La Stampa”?

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  2. Grazie delle puntuali informazioni, Mario. Speriamo che quanto hai segnalato non sia che l'inizio di una completa revisione della comunicazione riguardante il Già. Nessuno ovviamente nega a Farinetti o a Fontanafredda il pieno diritto di realizzare un nuovo prodotto, ma c'erano e ci sono delle stonature che sarebbe bene venissero corrette. Se davvero si ama il mondo del vino e la sua gente. E non ho dubbi che l'intelligenza e lo spirito imprenditoriale di Farinetti, che non ho il piacere di conoscere personalmente, alla fine emergeranno. Ma ci voleva proprio il nostro "aiuto" esterno?

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  3. Purtroppo ci voleva. C'e' ancora un pdf su quel sito, il primo (presentazione), che mostra il depliant con la data del mese di settembre e la "vecchia" etichetta che tu hai appunto riportato in testa a questa discussione. Una dimostrazione che per ben tre mesi qualcuno di loro o era in ferie, o era ammalato o ha semplicemente preso sottogamba il suo lavoro.
    Ma, come fa notare il commentatore Giovanni Solaroli sul blog di Carlo Macchi, dev'essere proprio sul concetto stesso di pubblicita' che si debba discutere, perche' la Barilla con il cosiddetto Mulino Bianco... e penso che di esempi del genere ognuno di quelli che ci leggono ne possa aggiungere altri. O noi siamo di manica troppo stretta, in quanto ad etica, oppure loro sono di manica troppo larga. Ma una benedetta regola non la si potrebbe trovare?

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  4. Mario, non è essere di mancia stretta o di manica larga. Vero che il Mulino Bianco ha aperto l'epoca delle pubblicità bucoliche dell'agroalimentare, ma non mi risulta che la Barilla abbia mai identificato, negli spot, il suo prodotto industriale con una località di tradizione artigiana pastaia. Mica l'ha ambientato a Grgnano, intendo. Mentre la pubblicità del Già fa riferimento a Serralunga e alla sua tradizione vinicola, che non c'entra col Già, ancorché realizzato da un'azienda che ha sede a Serralunga. Il problema sta qui.

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