Angelo Peretti
Evvai col Prosecco australiano! La Brown Brothers, azienda vinicola della terra dei canguri, è arrivata, con la vendemmia del 2010, alla sua terz'annata di produzione prosecchista. E ne è talmente fiera che lancia le bollicine del Prosecco australiano con un banner speciale sulla home page del proprio sito internet. Che dice - udite udite - così: "In Italia c'è quando comincia la conversazione e quando gli argomenti finiscono. Gli italiani amano il semplice piacere della buona conversazione, e la loro maniera per favorire queste conversazioni è un bicchiere di Prosecco. Con un croccante, amabile palato ricco di aromi delicati, il nuovo Brwon Brothers Prosecco non millesimato è fatto fedelmente secondo il tradizionale stile italiano". E sarebbe una bellissima presentazione, appunto, d'un Prosecco veneto-coneglianese-asolano o quel che volete: accompagna invece una bolla d'Australia, accipicchia. Dove fanno - capito? - un vero, tradizionale Prosecco in stile italiano.
O meglio, due. Perché il non millesimato è, come dice il banner, il "nuovo" Prosecco della Brown Brothers, ché da tre anni ci hanno già in catalogo il millesimato, giunto appunto, col 2010, alla terz'uscita. E la la bottiglia del Prosecco 2010 Limited Release (letto bene: edizione limitata) viene presentata così: "Questa è la terza uscita del Prosecco millesimato Brown Brothers e, facendo parte della gamma delle nostre produzioni limitate, sarà reperibile solo alla Cellar Door, nei ristoranti e nei negozidi vini di pregio. Ha un lieve colore dorato con sfumature verdi e un naso delicato che mostra caratteri di mela e di pera che continuano al palato e si fondono con delle caratteristiche, fresche e croccanti note agrumate. Il vino sfoggia una piacevole acidità naturale tipica del frutto dei territori dal clima freddo ed è fatto per essere bevuto giovani, quando la leggerezza e delicatezza sono al loro meglio."
Da dove viene l'uva? Dalla italianissime-trevigianissime colline australiane della King Valley. Lo leggo in un articolo riportato nella sezione della rassegna stampa della casa vinicola: "Come il pinot grigio - c'è scritto -, il prosecco è al meglio quando è coltivato nelle regioni più fresche e viene raccoto precocemente, in modo da conservare un'alta acidità e quegli aromi croccanti che in genere si trovano nei vini del Nordest d'Italia. Di conseguenza, le uve di questo vino sono coltivate nel più freschi climi del vigneto di proprietà Banksdale (485 metri sul livello del mare), nella parte più alta della King Valley.
King Valley, provincia di Treviso. Circa.
E pensare che alcuni Consorzi e alcune cooperative consigliano ai propri soci di piantare uva prosecco.
RispondiEliminaBenissimo finché lo fanno in zone poco vocate come quelle di pianura ma, almeno, liquidassero le uve ad un prezzo non troppo esoso per poi liquidare le uve di collina vocate ad un giusto prezzo. E in fine, vendessero all'ingrosso il prosecco realizzando ricavi record (in questo momento) di 1,5 € il litro e dedicassero le loro energie per promuovere ed imbottigliare i loro vini vocati di collina. E invece cosa si fa? Si imbottiglia prosecco e si cerca di piazzarlo sul mercato in battaglia. Si liquidano bene le uve di prosecco di pianura e si pagano poco le uve vocate della zona storica di collina.
Grande management aziendale e soprattutto grande lungimiranza e protezione sociale del territorio.
Buon Natale
storia già vista col pinot grigio, e prima con lo chardonnay, e prima col cabernet... quale sarà il prossimo vitigno del miracolo che renderà felici i vivaisti?
RispondiEliminaGiusto buona domanda. In King Valley già coltivano il nebiolo, la barbera, il pinot grigio, la glera, l’arneis, sangiovese, vermentino, lagrain, sagrantino, grecanico. Il padre di tutti la Brown Brother che compra uve. I suoi figlioli (Dal Zotto, King river estate, Pizzini, La cantina, Politini....) hanno semplicemente piantato, prima per soddisfare il padre padrone e poi vinificato per soppravivere ad esso. La scelta dei vitigni italiani solo per differenziarsi da altre realtà australiane. In King valley ho assaggiato molti vini, di cui alcuni validi. Riguardo al prosecco quando ho chiesto. “sapete che dovreste chiamere il prosecco Glera!?” hanno semplicemente fatto spalluce. Se vendono nel loro continente nessun problema. La qualità!? Magari è bassa ma tanto ci pensiamo già noi ad abbassarla. Senza contare che l’australia è costellata di abominii che dovrebbero farci rizzare i peli sulla schiena. Partendo dai ristoranti che si fanno chiamare italiani.
RispondiEliminaSaluti Simone Berliat
....NON HO BEN CAPITO IL SENSO DELL'ARTICOLO . CIOE' SE E' SUL SERIO O SUL FACETO .COMUNQUE BUONO CHE SIA...QUEL " PROSECCO ", D'ORA IN AVANTI NON SI POTRA' CHIAMARE PIU' " PROSECCO". A MENO CHE QUEL COLTIVATORE AUSTRALIANO SI TRASFERISCA A TREVISO E SI METTA A COLTIVARE UVA " GLERA" .
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