Massimo Zanichelli
Chi vivesse ancora di perniciosi luoghi comuni sul Lambrusco, dovrebbe, come San Tommaso, toccare con mano (anzi con naso e palato) questa versione d’autore firmata da Vittorio Graziano sulle colline di Castelvetro.
Proveniente da pratiche agronomiche biodinamiche estranee a mode e retorica, e prodotto con la tradizionalissima, ancorché – purtroppo – sempre meno diffusa, tecnica della (ri)fermentazione naturale in bottiglia, questo Grasparossa stupirebbe i più scettici per la tonicità del frutto e la vivezza dello sviluppo: sentori di erbe medicinali e piccoli frutti rossoneri (ma non necessariamente milanisti); palato succoso e invitante (perché, appunto, succoso), dalla carbonica ancora fine e dai tannini ancora “sul pezzo” a distanza di 9 anni dalla vendemmia (alla faccia della veloce corruttibilità dei vini frizzanti)…
Insomma, una goduria.
Tre faccini solo apparentemente sorprendenti :-) :-) :-)
Grande, grandissimo Vittorio Graziano. I suoi vini trasudano felicità e, guarda un po', sono sempre bevibilissimi, anche sulla lunga distanza. Insieme a Camillo Donati rappresenta un esempio per quella rinascita di un bere consapevole e fortemente legato a tradizioni e territorio (a prezzi straordinariamente bassi per la qualità che poi si ritrova nel bicchiere). Evviva.
RispondiEliminaJacopo, ecco, hai usato la parola magica: felicità. Sì, un vino deve dare felicità. Consapevole.
RispondiEliminaNon c'è il due senza il tre:
RispondiEliminaMassimiliano Croci, giovane vignaiolo tradizionalista, sempre emiliano, ma in provincia di Piacenza e produttore di un ottimo Gutturnio vivace e un ice-wine tra i migliori della nostra terra.Persona schiva ma tenace che esprime un grande carattere attraverso i suoi vini.Un invito caloroso a degustare tutta la gamma dei suoi vini.
Stefania, spero di aver presto l'occasione di mettere in pratica il suggerimento
RispondiEliminaaggiungiamo, restando in regione, il trio Lusenti-Crocizia-CinqueCampi? O per dir meglio Tournesol-Otobbor-CinqueCampi Rosso?
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